
A CURA DI ANTONELLA FERRARI
LA NOTTE CHE IL MARE SI VESTE DI LUCE: LA FESTA A SANT’ANNA A ISCHIA.
C’è un appuntamento che da quasi un secolo, ferma il tempo sull’sola d’Ischia e riempie di meraviglia i cuori di residenti e visitatori. E’ la Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, una celebrazione che affonda le sue radici in un lontano passato, quando i pescatori si riunivano per rendere omaggio alla protettrice delle partorienti e per invocare la sua benedizione. Oggi, questa devozione si è evoluta in una spettacolare manifestazione notturna, una sorta di palio del mare che unisce fede, folklore e arte.
Al calar del sole, la baia del Castello Aragonese si anima, raccontando una storia lunga e affascinante, dove ogni barca e ogni luce che si specchia nell’acqua portano con sé un pezzo di Ischia.
Quest’anno, a causa del mal tempo, la 93esima edizione della festa si è svolta il 1 Agosto con quattro barche protagoniste:
Associazione L’isola dei Misteri“ di Procida con l’opera “Non dimenticare di essere stato bambino”
(1 classificata)
Associazione Regno di Nettuno – con l’opera “Karol, un santo venuto a Ischia – Ascolta, accogli, ama”
(2 classificata)
Associazione Il Palmento di Ischia – con l’opera “Omaggio a Renato Carosone” (3 classificata)
Associazione Cantastorie del Torano – Piedimonte Matese – con l’opera “Tra mare e monti e il santo delle 100 pezze”, (fuori dal podio ma protagonista assoluta di un vero e proprio gemellaggio tra Ischia e Piedimonte Matese).

Nel crepuscolo dorato, nella Baia di Sant’Anna, una barca non ha semplicemente sfilato: ha raccontato. Non ha gareggiato: ha ricordato. E non ha vinto una coppa, ma ha vinto il cuore di chi, sotto quel cielo, ha avuto la fortuna di ascoltarla. E’ la barca ideata per lo spettacolo-narrativo “Tra mare e monti e il Santo delle 100 pezze”, diretta dal regista Michele Schiano, ischitano di nascita da alcuni anni residente a Piedimonte Matese. Un’opera collettiva, potente e gentile, capace di intrecciare storia, poesia, denuncia e sogno, presentata dall’Associazione Cantastorie del Torano.
Abbiamo incontrato e intervistato il regista Michele Schiano, artefice di tanta creatività e poesia che ci ha raccontato di un inconveniente accaduto un’ora prima della partenza.

“Durante le prove luci, i tecnici hanno scoperto che i fili degli effetti scenici e i tubi sottostanti la zattera erano stati tagliati. E così è iniziata una corsa contro il tempo per ripristinare gli impianti danneggiati. Nonostante gli sforzi, essendo i primi a dover partire, in un percorso d’acqua che va dal Castello Aragonese fino alla giuria e ritorno, la barca è risultata “in ombra” e molti degli effetti previsti non sono stati visibili. Questo ha fortemente penalizzato la percezione complessiva da parte della giuria. Tuttavia, il valore artistico e culturale della barca non è passato inosservato”.
Raccontaci chi ha preso parte a questa impresa.
“La barca è stata costruita a Piedimonte Matese dagli artigiani Fatone poi trasportata e ricomposta a Ischia, decorata con cura e passione dal sottoscritto, Marcella Osterini, Manuela Varchetta e Rosaria Mennella, con il prezioso contributo dei ragazzi del progetto Scuola Viva: Impara l’arte e mettila in barca.
Tra gli effetti scenici più potenti, spiccava il campanile di San Pasquale, dal quale è uscita una vela bianca alta sei metri: era il saio di San Giovanni Giuseppe della Croce, che si è spiegato lentamente da una cupola trasformata in fiore. Una metamorfosi visiva, simbolo della fede che fiorisce tra due terre. A guidare il pubblico sono state due voci, due anziane donne di 95 anni, narratrici e simboli, memoria viva di due mondi che si guardano da sempre: Tormenta Mellino, da Ischia, voce del mare. Racconta la tonnara, le fatiche dei pescatori, i canti tra le reti, e di quando bambina scrutava l’ orizzonte, sognando la neve che non avrebbe mai visto e Immacolata Giardiello, da Piedimonte Matese, la voce dei monti. Racconta la vita dura di Cheera, la piccola carbonaia, che dalle cime del Matese sognava il mare, che non avrebbe mai visto. Non si sarebbero mai incontrate, eppure le loro voci si sono fuse nella baia, unite in un sogno: quello di vedere ciò che a loro è sempre stato negato. A completare la scenografia, i costumi accesi, vibranti, realizzati da Alexander Miru, indossati dal corpo di ballo con leggerezza e solennità. Molto emozionante è stato anche l’arrivo del gozzo di Domenico Schiano, mio fratello, che ha solcato le onde portando il busto del santo tra la gente. Domenico, vestito da giovane pescatore ha chiuso la scena con un gesto vero, senza recita, perché questa barca non voleva essere “spettacolo”, ma verità. Certo la giuria non ha potuto apprezzare appieno quanto preparato con mesi di fatica, ma il cuore della gente ha premiato il lavoro!.
E’ stata un’esperienza di gioia immensa. Come a Sanremo, i veri vincitori non sono quelli che salgono sul podio, ma quelli che restano nel tempo”.
Il punto più emozionante?
“Quando dalla scenografia dell’acquedotto è sgorgata una cascata vera, accompagnata dalla voce originale di un documentario d’epoca, che raccontava l’arrivo dell’acqua di Piedimonte Matese a dissetare l’isola d’Ischia. Un miracolo moderno. Una poesia liquida”.

Dopo la sfilata, la baia si è infiammata con l’ormai iconico incendio del Castello Aragonese, seguito dai fuochi pirotecnici che hanno incantato l’intera isola.
La Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, si conferma ancora una volta l’evento dell’estate ischitana, dove la cultura non sempre si classifica, ma resta nei cuori.





